Come stanno i nostri bambini a scuola?

Reduce da un interessantissimo convegno sull’argomento, dai miei studi pregressi e dalla mia esperienza quotidiana, avrei tantissimo da dire riguardo il benessere dei nostri bambini a scuola.

Ci troviamo sempre di più di fronte a contesti multiculturali e complessi, in cui non sempre è facile gestire la complessità e valorizzarne le differenze individuali.
Sappiamo, però, che la neuroplasticità potenzia e depotenzia funzioni, sulla base della qualità delle stimolazioni.
Duque, tanto ne migliora delle traiettorie evolutive portandole a pienezza, tanto ne perde se non adeguatamente stimolate.

Ma, allora, la scuola deve essere un luogo in cui ingozzare i nostri bambini di quante più informazioni possibili?
Nient’affatto.
È necessario che la scuola sia un luogo in cui ci si possa sentire accolti e si possa accrescere non solo la propria conoscenza, ma soprattutto la propria competenza come individui.
Per fare in modo che questo sia possibile, è fondamentale tenere presente che l’apprendimento, per essere efficace, deve essere legato ad emozioni positive.

Citando a riguardo gli studi della Prof.ssa Lucangeli, sappiamo che ogni volta che un bambino apprende, accanto a ciò che apprende ricorderà e traccerà la memoria anche dell’emozione con cui apprende: se apprende con paura, gli ritornerà alla memoria anche la sensazione di paura.
Se apprende con percezione di inadeguatezza, si sentirà sempre inadeguato e la sua memoria riprenderà sempre questo circolo, stabilizzando che non è capace.
Risulta evidente allora che la scuola sia un posto sicuro, in cui apprendere positivamente e senza il timore dell’errore, con insegnanti che siano dei “facilitatori” dell’apprendimento, in grado di stimolarne curiosità e piacere per il sapere.

Stiamo muovendo molti passi verso un concetto di scuola che autenticamente possa trarre il meglio da ogni bambino che la frequenta.

Irene Leo